Presidio per la sanità

Il dibattito di questi giorni, scatenato dalla notizia delle ambulanze bloccate al pronto soccorso di Cosenza, è semplicemente vergognoso. Un centrosinistra con le ossa rotte dopo la sconfitta elettorale prova ora a rifarsi una verginità parlando di difesa della sanità pubblica. Ma di quale difesa parliamo, se molti dei volti che ha candidato sono tra i principali responsabili dello sfascio del nostro sistema sanitario?
Hanno riempito le liste con rappresentanti della sanità privata convenzionata che ogni giorno drena risorse preziose al pubblico per farne profitto. Hanno riciclato politici con una lunga carriera passata a smantellare ospedali. E potremmo andare avanti a lungo, nomi noti più per le clientele costruite negli anni che per l’impegno nei territori.
Nel frattempo, i calabresi continuano a morire. Aspettando un’ambulanza che non arriva, come Serafino Congi. Per una diagnosi che arriva tardiva in ospedali più che congestionati, come nel caso della giovane Isabel Porco. E si muore anche nelle cliniche private, senza sapere neppure il perché, come è accaduto a Guglielmo Gualtieri. Le stesse cliniche che, tagliando sul personale per aumentare i profitti, permettono che chiunque possa entrare indisturbato e rapire una neonata.
Da anni la sanità è il cavallo di battaglia di ogni campagna elettorale, il grande tema sbandierato da ogni schieramento. Ma i risultati sono sempre gli stessi: ospedali chiusi, personale insufficiente, medici allo stremo, emigrazione sanitaria alle stelle. E una conta dei morti che aumenta ogni giorno.
Mentre Occhiuto si fa i selfie per festeggiare il raggiungimento parziale dei LEA, noi calabresi stiamo ancora aspettando una visita ginecologica da due anni al consultorio. Ci stiamo curando un tumore in Lombardia, chiedendo prestiti in banca o vendendo l’oro di famiglia. Questa è la realtà che viviamo.
E allora sì, la risposta non verrà da questi palazzi, né da chi ha governato prima né da chi finge oggi di voler cambiare tutto per non cambiare niente.
La risposta è nella mobilitazione, come abbiamo dimostrato nelle piazze in queste settimane. La risposta è nella possibilità di organizzarci e nella convinzione di poter incidere sul nostro presente.
Perché mentre manifestavamo per la Palestina libera, denunciavamo i milioni bruciati nel riarmo e sottratti alla sanità pubblica. Perché la risposta è nell’urgenza collettiva che sentiamo sulla pelle, ogni giorno, qui nei territori, nei nostri corpi, nelle nostre famiglie. L’urgenza di costruire una Calabria diversa, più giusta, senza compromessi.
Una Calabria che non lascia nessuno indietro, che non si inginocchia davanti a chi ha devastato tutto e che vuole costruire alternative radicali.
Le cittadine e i cittadini di Cosenza