CORTEO NO PONTEMESSINA - Contro il ponte, l’economia di guerra e il genocidio
CORTEO NO PONTE
MESSINA, 29 NOVEMBRE 2025
Contro il ponte, l’economia di guerra e il genocidio
E così il grande banchetto imbastito dal governo Meloni, dalla Stretto di Messina SpA e da Webuild può andare avanti. La regia nazionale del ponte continuerà ad alimentare quel meccanismo di appropriazione di risorse pubbliche e di sottrazione del nostro futuro. Intanto, chi a Messina plaude alla realizzazione dell’opera – o si cimenta in equilibrismi pilateschi, come il sindaco Basile e il suo mentore politico Cateno De Luca – continuerà a sperare di raccogliere le briciole che cadono dalla tavola imbandita. Tutto questo mentre i 13,5 miliardi di euro destinati a un’opera che è già crollata su se stessa potrebbero essere impiegati per realizzare scuole, ospedali, infrastrutture di mobilità sostenibile, messa in sicurezza idrogeologica, messa in sicurezza sismica, riammodernamento della rete idrica. Si potrebbe fare tutto e subito.
Negli ultimi quarant’anni abbiamo assistito, invece, a un susseguirsi di promesse, stop e ripartenze. Abbiamo sentito più volte annunciare la posa della prima pietra e fissare la data di fine lavori. Anche questa volta, probabilmente, sarà lo stesso copione: diranno che sistemeranno tutto e che questa sarà la volta buona, salvo poi rimangiarsi tutto. Ma per loro, in fondo, va bene così. Il vero obiettivo non è realizzare il ponte, bensì mantenere vivo all’infinito il processo che dovrebbe portare alla sua costruzione. Con la minaccia incombente dell’apertura di quei cantieri che devasterebbero la nostra città e il nostro territorio, divenendo eterna incompiuta.
È questa la logica delle grandi opere: progetti calati dall’alto, devastanti per i territori e imposti a chi li abita. Ma è anche la stessa logica, disumanizzante e cieca seguace del profitto, che ritroviamo nell’economia di guerra e del genocidio, pur su scale incomparabili in termini di orrore e gravità, con le loro centinaia di migliaia di vittime e la distruzione totale di intere aree. Non è un caso, infatti, che, con un genocidio ancora in corso, il grande business della ricostruzione – da oltre 80 miliardi – bussi già alle porte di Gaza. Un affare su cui sembra pronta a lanciarsi anche Webuild: la stessa del ponte sullo Stretto, la stessa del raddoppio ferroviario Messina-Catania che ha trasformato il quartiere di Contesse in una discarica a cielo aperto, la stessa protagonista di tante altre operazioni analoghe.
Ecco perché, per noi, c’è un filo rosso che lega la lotta no ponte non solo alle altre lotte territoriali, ma anche all’opposizione all’economia di guerra e al genocidio. Ed ecco perché torniamo in piazza, il 29 novembre, con una grande giornata di mobilitazione, nella quale la lotta contro il ponte si intreccia, indissolubilmente, con la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese e la mobilitazione nazionale contro la finanziaria di guerra che destina miliardi al riarmo tagliando servizi e diritti.
Tocca a noi adesso chiudere definitivamente la partita del ponte, che potrà essere fermato solo dalla mobilitazione delle abitanti e degli abitanti dello Stretto, insieme a tutte e tutti coloro che hanno a cuore questo territorio. E il primo obiettivo, per noi, è chiaro: chiudere la Stretto di Messina SpA. Tocca a noi pretendere che i miliardi oggi destinati alle armi e alla devastazione dei territori vengano invece investiti nei servizi essenziali e per la tutela dei diritti fondamentali. Tocca a noi continuare a lottare per il rispetto dei diritti umani, primo fra tutti il diritto alla vita, su scala globale, a cominciare dalla Palestina.
Contro il ponte e la devastazione delle grandi opere. Contro l’economia di guerra e il genocidio. Per la Palestina libera.
Dobbiamo fermarli, adesso.
Assemblea No Ponte – Messina